Per quelli che si chiedono dove io sia finita, che da febbraio mi aspettano per un caffè o una cena, che passano da qui e non leggono da tempo niente di nuovo: questo post brevissimo è per voi, per salutarvi, farvi in ritardo gli auguri di Pasqua, farvi sapere che sono viva e vegeta e che latito solo perché me ne sono inventata un’altra delle mie.
Questa nuova occupazione, mirata ad un obiettivo a breve termine così al di sopra delle mie possibilità fisiche che il mio tentativo è ridicolo e risibile per prima cosa ai miei stessi occhi, mi tiene impegnata dalle due alle tre ore, cinque o sei giorni a settimana. Se aggiungete perciò che dal lunedi al venerdi undici ore le trascorro al lavoro, ivi incluso il pendolarismo, altre due se ne vanno tra colazione e cena, e loro rapidissime preparazioni – altro che corsi da chef -, e sette e mezza le occupo a dormire, capite bene che avanzano pochissimi minuti per farci stare dentro tutto il resto. Che infatti non ci sta. L’igiene personale è per fortuna compresa nell’occupazione del momento.
Coloro che sanno in cosa mi sono imbarcata ridono con me e hanno il permesso di farlo anche senza me presente. La faccenda finirà tra un mese e mezzo, più o meno e, probabilmente, una volta rimessi insieme i pezzi dell’autostima, vi racconterò contro cosa mi sono schiantata. Fino ad allora, aspettatemi. Io sono impegnata a trovare un impossibile miracolo che mi faccia scendere sotto il minuto e quaranta secondi nei 100 a stile libero.
PS: nel frattempo ho inaugurato la stagione dei viaggi 2017 visitando Matera, che meriterebbe uno spazio qui tutto per sé, un paio di foto e qualche parola di ringraziamento per l’incanto e non un post scriptum sotto queste due righe da cartolina.